RADIOASTRONOMIA A SCUOLA: IL PROGETTO “RADIOSKY”

 

Giorgio Bressan, Dario Giaiotti, Valter Giuliani

 

 

1. Introduzione

 

 La scuola italiana sta vivendo una stagione di mutamenti radicali che opportunamente gestiti le permetteranno finalmente di rispondere con maggior efficacia alle sfide poste dalla società attuale, come la globalizzazione dei mercati, delle informazioni, della cultura, resa possibile dalle nuove tecnologie della comunicazione.

Il passaggio dalla centralizzazione all’autonomia dei gestione, sancita con il Decreto sull’autonomia (1) rappresenta, tra i tanti cambiamenti in atto, quello che inciderà più in profondità sul lavoro di programmazione delle scuole.

Opportunità come l’adattamento del calendario scolastico e dell’orario, l’articolazione flessibile del gruppo-classe, percorsi formativi interdisciplinari, insegnamenti facoltativi a attività integrative extracurricolari (art. 7.9 del regolamento), possono condurre a significative ricadute sul piano didattico e formativo.

  Per non rischiare una semplice operazione di facciata, volta a fornire un’immagine più attraente della scuola e per favorire l’effettiva realizzazione di esperienze didattiche innovative, occorre che i docenti familiarizzino con una cultura più articolata e creativa, consapevoli degli apporti che la propria disciplina può dare o ricevere rispetto alle altre, aperti inoltre a quelle realtà sociali e culturali esterne alla scuola disposte ad offrire collaborazione e mezzi.

L’astronomia può sostenere un ruolo importante in tal senso.  La sua valenza interdisciplinare rompendo l’isolamento tra le discipline, permette allo studente un approccio all’ “unità del sapere”; inoltre esistono numerose istituzioni e associazioni astronomiche in grado di interagire la realtà scolastica.  Tra queste vi sono istituzioni professionali come gli Osservatori Astronomici, autorevoli associazioni come la Società Astronomica Italiana, ma anche gruppi di astrofili che hanno un punto di forza nella diffusione capillare sul territorio.  Non a caso, nel gennaio dello scorso anno, è stato firmato un protocollo di collaborazione tra il Ministero della P. I. e l’ Unione Astrofili Italiani, per la promozione e lo sviluppo dell’ insegnamento delle discipline astronomiche nelle scuole.

  Si illustra qui di seguito un progetto che coinvolge alunni e docenti di alcune scuole sec. Superiori, anche al di fuori delle strutture scolastiche, sullo svolgimento di un’attività in campo radioastronomico

 

2. Il progetto

 

   Le attività osservative di astronomia proposte alle scolaresche riguardano solitamente il campo ottico con osservazioni del cielo ad occhio nudo o con l’impiego di strumenti abbastanza familiari quali i telescopi  perché si ritiene che attività pratiche legate alle altre finestre dello spettro elettromagnetico, radio, infrarosso, ultravioletto, X e gamma, richiedano una strumentazione troppo complessa e competenze specifiche non possedute.  Ciò è sicuramente vero per le ultime quattro bande perché  tali radiazioni sono assorbite dall’atmosfera, tanto è vero che abbiamo dovuto attendere il progresso tecnologico e lo sviluppo della tecnologia spaziale per ottenere informazioni di una certa rilevanza scientifica. Invece la banda radio è, insieme con la banda ottica , osservabile da strumenti posti a terra. Si vuole mostrare che con l’aiuto di esperti esterni alla scuola e con attrezzature facilmente reperibili è possibile svolgere una attività didattica nell’intervallo spettrale delle radioonde. Tale attività, inquadrata in un progetto denominato RadioSky, ha permesso il raggiungimento una serie di obiettivi che verranno qui di seguito illustrati.

   Promotori e coordinatori di RadioSky sono stati alcuni soci della Sezione di Radioastronomia dell’Associazione Friuliana di Astronomia e Meteorologia  (A.F.A.M.) [2] che da anni svolge a Remanzacco (UD), nei locali della sua sede e nell’osservatorio attiguo, una intensa attività sia con interventi formativi teorico-pratici indirizzati alla cittadinanza, per una più consapevole cultura astronomica,  sia con la conduzione di veri e propri programmi di ricerca. In particolare è sorto negli ultimi anni all’interno dell’A.F.A.M. un gruppo che ha allestito nei pressi dell’osservatorio  una stazione radioastronomica in grado di monitorare quotidianamente le emissioni radio delle principali radiosorgenti celesti con alcuni radiotelescopi allestiti dai soci, tra i quali un interferometro che lavora alla lunghezza d’onda di 2 metri ed un radiometro operante alla lunghezza d’onda di 3 cm.

 

 

 

 Fig1.  I soci della sezione di Radioastronomia dell’A.F.A.M; in piedi da sinistra a destra: G.Bressan, V.Gennaro, D.Zanfagnini, A.Rodaro, accovacciato   è D.Giaiotti.  Sullo sfrondo è  visibile la  parabola di due metri di diametro con montatura altazimutale per l’inseguimento automatico del Sole.

 

 

 

I soci dell’ A.F.A.M responsabili della didattica, agli inizi dell’anno scolastico 2000/01 hanno pensato di utilizzare la strumentazioni della stazione radioastronomica, ideata con scopi prettamente scientifici [3] in una attività didattica che coinvolgesse studenti ed insegnanti di scuole medie superiori di Udine. L’idea di tale iniziativa non è casuale. Lo spunto è nato da una recente progetto della NASA e dell’Università della Florida, denominato RadioJove, avente lo scopo di promuovere tra gli studenti, il rilevamento delle emissioni radio decametriche del sistema  Giove-Io mediante un semplice radiotelescopio fornito in kit, su richiesta, a prezzo di costo [4]. Il kit è costituto da: un’antenna formata da due dipoli spaziati tra loro, un  radioricevitore a 20.1 MHz, un software per l’acquisizione ed elaborazione del radiosegnale e la documentazione esplicativa (fig.2a e 2b).

 

I radioastrofili dell’AFAM hanno acquistato e montato il kit, facilmente assemblabile anche dai non esperti grazie alle dettagliate istruzioni allegate, per rendersi conto della funzionalità della apparecchiature. RadioJove si è rilevato un progetto effettivamente proponibile a delle scuole  anche se le prestazioni del ricevitore non si   sono dimostrate, come c’era da attendersi a causa della sua economicità, ottimali [5]. In particolare del progetto della NASA si è dimostrato estremamente valido il sistema di visualizzazione e registrazione dei dati ricevuti, che invece di richiedere l’utilizzo di costosi e ormai obsoleti registratori grafici a carta, sfrutta la scheda audio dei PC multimediali trasformata in un efficace strumento di analisi e sintesi mediante un adeguato software[6].

 

Fig.2a,2b. Per poter installare il radiotelescopio è sufficiente uno spazio di circa 10 x10 m preferibilmente lontano dai centri abitati. I quattro paletti visibile nella fotografia sostengono le due antenne a dipolo lunghe 7.5 metri, poste ad un’altezza dal terreno di circa tre metri ed allineate in direzione est-ovest. Tale sistema è risonante per una lunghezza d’onda uguale al doppio della lunghezza del dipolo, e può pertanto ricevere onde di corrispondente frequenza (20.1 MHz).  Il segnale ad alta frequenza catturato dalle antenne giunge al ricevitore che dopo averlo amplificato lo converte alle frequenze audio. L’uscita audio del ricevitore  è collegata alla scheda Sound Blaster di un computer che trasforma il segnale analogico in forma numerica. Uno specifico software elabora questi dati visualizzando sul computer l’andamento del segnale in funzione del tempo. Il ricevitore e il computer devono essere collocati in prossimità delle antenne, ad esempio su un piccolo tavolo, come mostrato nella fotografia.

 

 

 

 

Poiché l’osservazione delle emissioni radio decametriche di Giove possono essere eseguite soltanto in alcuni periodi dell’anno e  di notte si è ritenuto opportuno, per il progetto proposto, estendere l’osservazione anche al  Sole. La nostra stella, in assenza totale di centri di attività sul disco, emette un flusso radio con intensità decrescente dalle onde centimetriche  a quelle metriche, ma tale intensità è maggiore di quella attesa a causa di meccanismi di emissione non termici e presenta, inoltre, una molto lenta variabilità legata al ciclo undecennale di attività solare. Vi è poi una lenta variazione del flusso radio, osservabile prevalentemente su onde decimetriche e centimetriche, legata alla presenza e persistenza dei fenomeni di attività ad evoluzione lenta nel tempo (macchie e zone facolari) e ovviamente al periodo di rotazione del Sole poiché per metà di esso la sorgente risulta occultata dal disco solare stesso. A tale variazione si sovrappongono aumenti di flusso a lunghezze d’onda metriche e decimetriche che possono durare anche molte ore o giorni, chiamate tempeste di rumore o noise storms.  Queste radiotempeste, che si sviluppano di solito quando un grosso gruppo di macchie appare sulla fotosfera, sono accompagnate da frequenti impulsi di radiazione della durata di qualche decimo di secondo, i cosiddetti bursts di tipo 1 o storm bursts. Ci sono infine bruschi aumenti di flusso che durano pochi minuti o anche pochi secondi, anch’essi particolarmente intensi soprattutto alle basse frequenze, che si sviluppano generalmente a seguito di un flare (brillamento) cromosferico, chiamati bursts di tipo II, III, IV,e V a seconda della loro durata e della distribuzione in frequenza delle loro emissioni [7]. Sono proprio i radio-burst, chiamati impropriamente “esplosioni ”, i fenomeni che si possono registrare con relativa facilità per mezzo del  piccolo radiotelescopio della NASA.

La proposta formulata dall’AFAM ha trovato l’adesione di quattro istituti, tutti di Udine: l’I.P.S.I.A. “G.Cecconi, l’I.T.I.S. “A.Malignani”, il Liceo Scientifico ”N.Copernico” e il Liceo Scientifico “G.Marinelli”, i Collegi Docenti dei quali, nel pieno spirito del Decreto  sull’Autonomia, hanno colto nell’iniziativa un’occasione utile alla crescita educativa degli alunni.

Al progetto, che per questioni logistiche e per le tematiche affrontate era rivolto ad un numero limitato di partecipanti delle classi terminali, hanno aderito una cinquantina di studenti e dieci docenti. La sua attuazione è avvenuta in tre fasi fondamentali: propedeutica, operativa e interpretativa. La prima fase è servita per garantire al progetto l'adeguato livello di coordinamento tra le scuole partecipanti e l’associazione. Numerosi sono stati gli incontri tra i soci dell’AFAM responsabili di Radio Sky con i docenti e gli studenti al fine di pervenire ad un calendario delle attività compatibile con le linee guida del progetto, con i vincoli dettati dai programmi ministeriali e con i tempi e le risorse a disposizione delle persone che, a diverso titolo, hanno risposto all'invito lanciato da Radio Sky. La seconda fase, concentrata soprattutto nel mese di febbraio con cadenza quasi quotidiana, si è svolta sia presso la sede dell’associazione che nell’osservatorio astronomico e radioastronomico dell'AFAM dove sono state tenute lezioni propedeutiche, sedute osservative di Giove e del Sole e lezioni di analisi dati.

La fase conclusiva prevedeva  una presenza meno frequente all'Osservatorio ed un maggiore impegno degli studenti e dei docenti nei propri istituti per la stesura delle tesine finali volte a descrivere le attività effettuate. Le connessioni tra i radio astrofili e i gruppi di studio sono state garantite durante tutte le fasi del progetto da un gruppo di posta elettronica appositamente creato per lo scambio di informazioni, dati ed elaborati.

 

 

3. Il Convegno. 

 

A conclusione delle attività si è ritenuto indispensabile un confronto fra tutte le componenti direttamente coinvolte per una verifica del lavoro svolto, sfociato in un convegno tenutosi l’8 maggio 2001 presso l’Aula Magna del Liceo Scientifico “Marinelli”. Il convegno, che ha avuto il patrocinio dell’Assessorato alla Pubblica Istruzione della Provincia di Udine e della NASA, essendo stato il momento più significativo e spettacolare del progetto, verrà descritto in dettaglio. 

Dopo il discorso introduttivo tenuto dal presidente dell’A.F.A.M, è stato dato inizio alla lettura delle varie relazioni. I primi interventi  sono stati  degli organizzatori e dei docenti  partecipanti che hanno affrontato le motivazioni e le ricadute didattiche del progetto. Particolarmente significativo il contributo dato dalle professoresse Buda e Lestuzzi sugli aspetti didattici ed umani del Progetto. Si è fatto notare che Radiosky è un buon esempio di come si debba intendere nella scuola superiore la dimensione sperimentale  che non può essere limitata ad esperienze di tipo dimostrativo e di conferma, già progettate nei particolari, con procedure di misure fornite sotto forma di ricette aspettando che lo studente ottenga i dati giusti. Nelle attività di laboratorio si devono coinvolgere gli studenti anche in vere e proprie ricerche scientifiche che permettano di collocare i dati in un contesto reale che è il solo in grado di mostrare le problematiche e le difficoltà che un ricercatore incontra nella sua attività. Ecco allora che anche il passare, come è avvenuto, un’intera nottata davanti ad un ricevitore radio in una vana attesa di un evento radioemissivo da parte di Giove può far comprendere che nella ricerca scientifica anche un risultato negativo costituisce un tassello importante nella conoscenza di un fenomeno.

   I docenti hanno successivamente messo in evidenza come il progetto abbia mostrato che l’astronomia abbia effettivamente un carattere multidisciplinare. Infatti nelle attività svolte sono state coinvolte tematiche di molte materie e non solo scientifiche. In particolare gli studenti ne hanno colto  il valore formativo complessivo notando come fenomeni apparentemente diversi siano in realtà governati dalle stesse  leggi e che gli elementi chimici che compongono la materia nell’Universo sono gli stessi, soltanto che le condizioni di pressione e di temperatura che possono esistere nel cosmo determinano scenari impensabili come gli oceani di idrogeno molecolare liquido su Giove. Anche gli argomenti e i concetti più ostici di tali discipline, possono diventare più comprensibili se ci si allontana dai tradizionali esempi esplicativi: ad esempio gli studenti hanno scoperto che le leggi del corpo nero non sono applicabili soltanto a misteriose e oscure cavità con un foro che nessuno  studente avrà occasione di osservare ma che valgono, con buona approssimazione, ma anche con alcune limitazioni, per molti corpi anche  luminosissimi e familiari  come le stelle.

   Anche le Scienze della Natura sono state coinvolte quando è stato proposto ad un gruppo di studenti uno studio sulla meteorologia e geologia di Giove e dei suoi satelliti mostrando che tali discipline non sono soltanto “Scienze della Terra”, come normalmente vengono  proposte,  ma sono le “Scienze dei pianeti”. Nel lavoro di elaborazione dei dati ha svolto un ruolo fondamentale l’informatica dove i ragazzi hanno, ad esempio, verificato quanto un foglio elettronico come Excel sia uno strumento estremamente flessibile non solo per la gestione dei dati e la loro graficazione ma anche perché rende facilmente disponibili funzioni di alto livello. Inoltre hanno toccato con mano  come la rete telematica favorisce l’accesso alle informazioni e facilita, anche nella ricerca scientifica, il reperimento di dati e materiali di cui servirsi.

In un progetto di radioastronomia sono necessariamente state coinvolte le discipline tecniche: i docenti e gli studenti dell’I.P.S.I.A. “G.Cecconi” con le loro competenze in elettronica hanno dato un contributo alla messa a punto delle antenna e dei ricevitori.

Il progetto ha anche avvicinato gli studenti alle problematiche della salvaguardia dell’ambiente verificando con mano che oltre ai ben noti problemi di inquinamento (atmosferico, delle acque) e a quelli (purtroppo) meno noti dell’inquinamento luminoso vi è anche quello elettromagnetico. Infatti spesso hanno imprecato per i radiodisturbi ricevuti a causa del segnale di  una stazione radiotrasmittente che si inseriva all’improvviso nel ricevitore o di una vecchia automobile elettricamente non ben schermata che transitava nei pressi dell’osservatorio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fig 3. Una studentessa osserva nel monitor del personal computer l’andamento del flusso radio del Sole e contemporaneamente ascolta il corrispondente segnale acustico. La possibilità di udire le informazioni raccolte è di grande utilità in quanto permette di discriminare i segnali di natura astronomica da quelli di origine umana o naturale, ma terrestri.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fig.4 Registrazione di un probabile  radio-burst rilevato il 10 aprile 2001 con il radiotelescopio a 20.1 MHz. Sull’asse delle ascisse della prima curva viene riportato il tempo in secondi a partire dalle ore 11.11.00 TU, mentre su quello delle ordinate è indicata l’intensità del flusso relativo ottenuta dividendo il valore del flusso, in unità arbitrarie fornito dal software, per il valore medio del flusso rilevato nei quaranta secondi precedenti l’esplosione. La parte superiore mostra il tracciato registrato con un tempo di campionamento di 1/20 di secondo. La parte centrale rappresenta lo stesso tracciato dopo un’operazione di media mobile, mentre quella inferiore è il grafico della media mobile della derivata del segnale, dove risulta evidente che durante la fase di incremento del flusso la derivata è positiva, nulla in corrispondenza del massimo valore del flusso e negativa nella fase di decremento.

 

 

 

 

La prima curva in alto mostra il rapido aumento del flusso solare e la successiva fase di rilassamento terminata dopo circa 20 secondi dall’inizio del fenomeno. Nella seconda curva sono riportati i dati mediati nell’arco di 1 secondo. Questa operazione, anche se conduce ad un certo livellamento del segnale con una parziale perdita di informazione, fornisce un’idea più chiara sull’andamento generale del fenomeno e, inoltre, rende le eventuali ulteriori elaborazioni, più semplici. Nella terza figura compare il grafico della derivata  dello stesso segnale che mette in evidenza la rapidità delle variazioni del flusso.

Di particolare interesse è stata la comunicazione di Matteo Montagnese del Liceo Scientifico “Marinelli” che ha presentato l’analisi di un’altra esplosione solare, avvenuta il 1 maggio 2001. Punto saliente di questo intervento è lo studio della successione temporale fra le osservazioni del fenomeno effettuate con due diversi radiotelescopi, quello normalmente utilizzato a 20.1 MHz e l’interferometro  operante a 146.5 MHz. Il confronto tra i due tracciati, riportati in figura 5, mette in evidenza una parziale sovrapposizione di tempo tra i due eventi.

 

 

 

Fig.5 Registrazione di un radio burst rilevato l’11 aprile 2001 a 20.1 MHz e 146.5 MHz. Lungo l’asse delle ascisse è riportato il tempo in secondi a partire dalle 10.36.00 TU; sull’asse delle ordinate è riportata l’intensità del flusso in scala arbitraria. Nella registrazione effettuata alla frequenza di 20.1 MHz sono presenti anche alcuni picchi del segnale che superano la normale traccia orizzontale del rumore associabili, probabilmente, a disturbi causati da scariche elettriche temporalesche avvenute in zone anche molto distanti dal punto di osservazione.

 

 

 

 

 L’aumento di flusso osservato a 146.5 MHz è in anticipo di circa 9 secondi rispetto a quello rilevato a 20.1 MHz La diversa forma delle due curve porterebbe a ritenere che si tratti di due eventi non legati tra di loro. Tuttavia è noto che le emissioni associate ad alcune esplosioni -come i bursts di tipo III - pur essendo distribuite su un ampio intervallo dello spettro radio non avvengano allo stesso istante a tutte le frequenze: prima si verificano alle alte frequenze  e poi, con un certo ritardo, a quelle basse. Poiché la superficie emittente del Sole alle lunghezze d’onda metriche è la parte inferiore della corona  mentre alle onde decametriche è l’alta corona,   lo spostamento in frequenza osservato lo si può interpretare  con un moto della perturbazione dal basso in alto della corona a una velocità approssimativa di qualche decina di migliaia di chilometri al secondo. Dopo aver formulato, con le dovute cautele, ipotesi interpretative del fenomeno osservato, lo studente ha mostrato come sia possibile una sua analisi quantitativa da un punto di vista energetico. Per fare questo è stata necessaria una operazione di calibrazione del ricevitore, vale a dire individuare una sorgente di riferimento che possa trasformare le misure di flusso acquisite, espresse in unità arbitrarie,  in misure di flusso assoluto, trasformando così il radiotelescopio in un radiometro. E’ stato proposto di utilizzare come valore di riferimento il flusso medio assoluto fornito giornalmente dagli enti preposti al monitoraggio dell’attività solare [8]. Una volta tarato il ricevitore è possibile determinare la potenza e l’energia ricevuta ai terminali dell’antenna nota la sua area efficace; oppure  verificare, utilizzando le leggi del corpo nero, che l’intensità dei radio burst è tale che se fosse dovuta all’agitazione termica degli elettroni e degli ioni, occorrerebbe ammettere temperature del gas solare di miliardi di gradi, da qui la necessità di introdurre altri modelli di emissione della radiazione.

 

 

 

Fig. 6a-6b. La forma e la durata delle esplosioni solari sono varie. Cimaboribus Andrea del Liceo Scientifico “Marinelli” ha catturato questi radio burst. Il  primo  è stato registrato il  17 settembre 2000 mentre il secondo il 2 febbraio 2001. Questi eventi sono stati confermati da altri osservatori.

 

 

 

 

Altri interventi degli studenti hanno completato e infine concluso  questa bella manifestazione che è risultata innanzitutto un momento di confronto ed arricchimento reciproco tra astrofili, insegnanti e studenti.

 

 

4. Conclusioni

 

   Ai docenti che vogliono impegnarsi con i loro studenti in un lavoro un po’ meno di routine e, quindi, un po’ più faticoso, ma certamente più ricco di soddisfazioni, proponiamo una riflessione su questa esperienza didattica come stimolo a realizzare interventi  che promuovano una formazione che vada incontro al futuro. Ci si augura, infine, che  le istituzioni e le associazioni preposte al rinnovamento e alla diffusione della cultura astronomica utilizzino gli spazi che l’Autonomia Scolastica mette a loro disposizione  per interventi sempre più efficaci e coordinati.

   Non si è entrati troppo nel dettaglio della strumentazione utilizzata e delle tecniche osservative in quanto si è voluto presentare il progetto per la sua valenza didattica. I docenti interessati possono reperire il materiale utile alla ripetizione del lavoro consultando le fonti indicate nelle note.

 

Note e riferimenti bibliografici

 

[1] D.P.R. n. 275 del 8 marzo 1999

[2] Per avere notizie sull’attività svolta dall’A.F.A.M. si consulti il sito www.afamweb.com

[3a] G.Bressan, W.Gennaro, Un radiotelescopio amatoriale, Astronomia UAI, 5, 1993

[3b] L.Piovan, G.Bressan, Attività radio e in luce bianca del Sole nel 1992, Astronomia UAI, 3, 1994

[3c] G.Bressan Osservazione radio di Giove durante gli impatti della cometa Shoemaker-Levy 9,

Astronomia UAI, 5, 1994

[3d] G.Bressan, Massimo De Luca, Valter Gennaro, Dario Giaiotti and Aldo Rodaro, Solar Eclipse, Journal of the Society of Amateur Radio Astronomers, July/August 2000

[4] Ammettendo che un pianeta irradi onde elettromagnetiche come un corpo nero, la sua emissione, a causa della  temperatura di poche centinaia di gradi,  è concentrata soprattutto nell’infrarosso e nel dominio radio mentre è del tutto trascurabile nel visibile. Lo spettro di emissione di Giove osservato nel dominio radio a lunghezze d’onda inferiori a qualche cm (microonde) corrisponde abbastanza bene a quello di un corpo nero avente una temperatura di circa 130 K. Tuttavia Giove è anche sorgente di intense e sporadiche radioemissioni a lunghezze d’onda decametriche interpretabili ammettendo la presenza di meccanismi di emissione di tipo non termico, come il processo  di sincrotrone, generato dall’interazione  tra il campo magnetico del pianeta  ed elettroni di alta energia. Il fatto curioso è che l’intensità di queste emissioni osservate da Terra dipende dalla posizione del satellite Io lungo la sua orbita, probabilmente perché la ionosfera del satellite  interagisce con la magnetosfera di Giove. Per informazioni su come registrare le emissioni radio di Giove si consulti il sito Web della NASA http://www.radiojove.gsfc.nasa.gov. Un altro interessante sito è: http://www.radiosky.com.

 

[5] Nel Progetto Radio Sky invece del ricevitore presente nel kit della NASA è stato utilizzato un ricevitore professionale, un Watkinson Johnson  già in dotazione presso l’Osservatorio radioastronomico di Remanzacco. Buoni ricevitori sono anche quelli normalmente utilizzati dai radioamatori nella banda HF (onde corte 3-30 MHz) funzionante in modo AM; il requisito necessario che deve avere un tale tipo di ricevitore è la possibilità di escludere il circuito dell’AGC (Automatic Gain Control).

 

[6] Per pilotare la scheda audio il sistema operativo installato sui computer fornisce alcune applicazioni di base che permettono la riproduzione e la registrazione dei suoni . Per l’esperienza descritta questi programmi non sono però sufficienti, ed è quindi necessario un software audio aggiuntivo. Attualmente il mercato offre diverse possibilità e anche in rete è possibile trovare validi programmi in forma freeware o shareware. Il software utilizzato nel progetto RadioJove si distingue per la sua semplicità di utilizzo e perché salva la registrazione audio con una intestazione che riporta la data e l’orario di inizio e fine. Si tenga presente che, se non si può disporre di un computer, una valida alternativa è quella di inviare il segnale audio in uscita dal ricevitore in un registratore a nastro ed in un secondo momento lo si può ascoltare e digitalizzare.

 

[7] Per maggiori informazioni sulla radioemissione del Sole si consultino i seguenti testi: a livello divulgativo ma rigoroso Margherita Hack, L’universo violento della radioastronomia, Biblioteca della Est Mondadori, Milano, 1983; a livello universitario: Alberto Abrami Corso di Radioastronomia, Hoepli, Milano, 1985; due testi specialistici sono : D. J. McLean N. R. Labrum (a cura di) Solar Radiophysics, Cambridge University Press, Cambridge, 1985 e A.Kruger, Introduction to solar radioastronomy and radiophysics, Reidel Publ.Comp., Dordrecht, 1979.

 

[8] Internet mette a disposizione una grande quantità di dati e immagini relativi all’attività solare, anche in tempo reale, o quasi. In particolare il sito gestito dalla National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) della NASA e reperibile all’indirizzo www.sel.noaa.gov riporta il valore giornaliero del flusso solare medio alla frequenza di 2800 MHz (10.7 cm) assunto quale indice dell’attività solare a causa della sua dipendenza di tipo lineare al numero relativo delle macchie solari. Da tale valore è possibile estrapolare, utilizzando dati presenti in letteratura (vedi Abrami, op cit. pag 154 ), i valori del flusso alle frequenze di lavoro utilizzate. Invece, per confrontare le proprie registrazioni di improvvisi aumenti di intensità del radiosole con quelli rilevati in altri osservatorio radioastronomici, allo scopo di escludere eventuali interferenze elettromagnetiche locali alquanto frequenti alle lunghezze d’onda decametriche, risulta particolarmente utile consultare tre siti. Il primo gestito anch’esso dal NOAA, che corrisponde all’indirizzo gopher://solar.sec.noaa.gov/11/indices/events; il secondo sito,  http://radiosun.ts.astro.it, è dell’unico osservatorio radioastronomico italiano dedicato allo studio del radiosole situato presso Bosovizza (TR), gestito dall’Osservatorio Astronomico di Trieste. Infine, il terzo sito,  http://www.obs-nancay.fr, è dell’osservatorio radioastronomico di Nancay in Francia.

 

Autori:     Giorgio Bressan, Dario Giaiotti, Valter Giuliani

 

Giorgio Bressan vive a Udine e si occupa di radioastronomia da oltre venti anni, è coordinatore del gruppo di lavoro Fenics Work Group, che collabora con l'Unione Meteorologica del Friuli Venezia Giulia. Da alcuni anni ha intrapreso l'osservazione sistematica dei SID nell'ambito del programma SID dell'AVVSO.

 

Dario Giaiotti è fisico e lavora presso l'Osservatorio Meteorologico Regionale dell'ARPA del Friuli Venezia Giulia. Si interessa di astronomia e radioastronomia amatoriale; cura gli aspetti scientifici del Fenics Work Group.

 

Valter Giuliani è docente di fisica presso l'Istituto Superiore Statale "A.Greppi" di Monticello (Lc). È socio fondatore del Gruppo Astrofili Brianza che gestisce l'Osservatorio Astronomico di Sormano (Co).